In attesa che Equitalia venga cessata e in vista delle notevoli novità in arrivo promesse da Renzi, ecco come difendersi dal Concessionario.
Probabilmente questi saranno gli ultimi mesi in cui i contribuenti dovranno avere a che fare con il tanto odiato Concessionario alla riscossione #Equitalia. Sembra ormai in dirittura di arrivo la chiusura di Equitaliaed il relativo passaggio della sua attività direttamente all’Agenzia delle Entrate. Inoltre, in questa fase, sembra che il Governo voglia agevolare i cittadini con interventi che cancellino l’aggio, le sanzioni e gli interessi dovuti, una specie di voluntary disclosure aperta anche a piccoli debitori.
Le ultime novità sul Concessionario
Le indiscrezioni si sono spinte già a rendere pubblico il nuovo nome con cui sarà riconosciuto il soggetto che prenderà il posto di Equitalia. Si chiamerà Equientrate, un organismo interno all’Agenzia delle Entrate che snellirà le operazioni di riscossione e che dovrebbe essere meno drastico di Equitalia, nel rapporto con i contribuenti. In una fase in cui Renzi cerca consensi in vista del referendum costituzionale del 4 dicembre, trapelano interessanti novità. Il DEF contiene dei dati da cui si evince come gli incentivi alla collaborazione volontaria offerti ai cittadini, producano vantaggi in termini di riscossione (si è cioè riusciti ad incassare più di quanto previsto). Il Governo pensa ad eliminare, come fece il Governo Letta, aggio di riscossione, interessi e sanzioni a tutti coloro che hanno debiti fino a 100mila euro. Rispetto a Letta però, la possibilità non sarebbe appannaggio solo di chi paga in unica soluzione, ma sarebbe valida anche per chi sceglie la via della rateizzazione o a chi sta già pagando a rate.
Conviene aprire azioni difensive anche in questa fase?
La fase è di quelle importanti perché si tratta di un cambiamento radicale della riscossione. Anche in questa fase però le cartelle continuano ad arrivare e il contribuente può comunque presentare ricorso, anche senza legale. Il ricorso per multe fino a 1.100 euro va fatto al Giudice di pace. Per tasse e tributi invece, se di importo fino a 3.000 euro, il ricorso va fatto alla Commissione Tributaria. Il ricorso non sospende l’esecuzione forzata che può prevedere il pignoramento, ecco perché nei ricorsi va chiesto al Giudici di sospendere l’esecuzione forzata. I ricorsi vanno fatti entro 60 giorni dal ricevimento della cartella per tributi e tasse, 30 giorni per multe e sanzioni e 40 giorni se si tratta di omessi versamenti INPS.
Occorre avere ben chiara la propria posizione debitoria
Dopo la riattivazione delle dilazioni di pagamento che il Governo ha avviato, sembra che i risultati per il Fisco siano eccezionali. Dal 20 agosto, data di entrata in vigore della nuova rateizzazione, sembra i siano 1.000 richieste al giorno, in media, arrivate al Fisco. Probabilmente, le rate si dovranno continuare a pagare al nuovo organismo di riscossione. In questo caso, se è vero che si partirà con l’abbattimento di interessi, sanzioni e così via, le rate saranno ricalcolate con i nuovi importi al netto di quanto già versato. Ecco perché conviene verificare se si hanno debiti con Equitalia, o recandosi allo sportello o tramite le credenziali del proprio Cassetto Fiscale. È auspicabile cacciare un estratto di ruolo per verificare la propria posizione debitoria. Immaginando un po’ di caos dovuto alla fase transitoria, per evitare problemi, sarebbe meglio avviare le azioni oggi, sia se si desidera pagare che se si vuol presentare ricorso. A meno che non si abbia la speranza che nella fase transitoria, ritardi di invio delle cartelle, porti al fenomeno delle prescrizioni. Bisogna ricordare infatti che IVA, IRPEF e canone RAI si prescrivono in 10 anni. è di 5 anni il termine di #prescrizione per i tributi locali (IMU e TASI per esempio) e per le multe da codice della strada. Minor tempo è lasciato al bollo auto che si prescrive in 3 anni. #ricorsi cartelle
Fonte: it.blastingnews.com