Di Paolo Bramante
Dall’11 dicembre è entrato in vigore il cosiddetto “divorzio facile“: ci si presenta davanti al sindaco, si paga il “diritto fisso” (massimo 16 euro), si firmano le carte ed ognuno per la propria strada. Beh, questo in teoria, la legge infatti fissa dei paletti e soprattutto non abolisce i 3 anni di attesa obbligatori dalla separazione.
Non a caso l’Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani ha commentato: “non ha senso parlare di divorzio facile, perché di fatto, indipendentemente da dove si vada a stendere un ricorso e a mettere una firma, i tempi rimangono gli stessi.” La riduzione dei tempi è prevista dal ddl sul “divorzio breve” che però langue in parlamento ed è ostacolato dal Nuovo Centrodestra di Alfano, partner di governo di Renzi.
A partire dall’11 dicembre si può prendere appuntamento col comune dove si è celebrato il proprio matrimonio per concludere un accordo di separazione, divorzio o modifica delle precedenti condizioni di separazione/divorzio. Non è necessario avere un avvocato, ma per aderire a questa “nuova modalità” la coppia non deve avere figli: minori, portatori di handicap grave o economicamente non autosufficienti; inoltre l’accordo non può contenere patti di trasferimento patrimoniale.
Tutti questi paletti chiaramente riducono la platea dei coniugi che possono aderire a questa modalità semplificata, d’altronde già prima di questa legge era possibile separarsi senza avvocato, ma bisognava passare dalle aule giudiziarie. Una norma fatta più per ridurre il carico giudiziario dei tribunali, che non per andare incontro alle coppie che hanno smesso di amarsi.
In caso ci siano figli minori, con handicap o non indipendenti economicamente bisognerà rivolgersi obbligatoriamente ad un avvocato, che sarà poi tenuto ad inoltrare l’accordo entro 10 giorni al comune. Purtroppo però quando ci sono i figli i tempi si allungano perché serve il vaglio del PM e se ritenuto opportuno anche un passaggio in tribunale, non proprio un “divorzio veloce”.
Ovviamente parliamo di separazioni e divorzi consensuali, dove quindi entrambi i coniugi sono d’accordo nel porre fine al proprio matrimonio e che rappresentano quasi l’80% del totale dei divorzi in Italia. Per quanto riguarda il divorzio giudiziale non cambia niente.
Il limite della semplificazione riguarda la presenza dei figli, che coinvolge oltre il 70% delle coppie che decidono di divorziare e che giustamente non può essere ulteriormente semplificata.
Andrebbe invece abolita la separazione, 3 anni di inutile attesa che rovinano ulteriormente i rapporti personali e mantengono in vita un legame che diventa oppressivo, non permettendo ad entrambe le parti di rifarsi una vita serenamente.
Proprio per questo motivo sono sempre di più le coppie che decidono di non aspettare e andare a divorziare all’estero, ad esempio nel 2012 in Spagna ci sono stati quasi 200 divorzi di coppie italiane, numeri che continueranno a crescere fin quando anche in Italia non si avranno tempi più brevi: in Spagna in meno di 6 mesi si ottiene il divorzio.
Fonte: it.ibtimes.com