L’amore è l’arma migliore da mettere in campo per far “funzionare” un divorzio (R. E. Emery)
È scontato dire che se è vero che è meglio che i genitori si amano e stanno insieme, è pur vero che è ancor più grave e disastroso se i genitori stanno insieme esclusivamente per i loro figli. Quando una coppia prende consapevolezza della fine del legame emotivo e sentimentale che per anni li ha uniti, è giusto che, di comune accordo, decida di avviare il processo della separazione. Le cose, però, non sono sempre così semplici e si complicano soprattutto quando la decisione di separarsi è presa prevalentemente da uno solo dei coniugi. Ciò crea uno squilibrio nella coppia, per cui il coniuge che in un certo senso subisce la separazione è quello che inizialmente incontra maggiori difficoltà a elaborare i sentimenti di perdita. Queste differenze tra i coniugi non fanno altro che acuire e protrarre nel tempo la conflittualità e rendono difficile trovare un accordo al momento della separazione legale. Infatti il principale compito che deve assolvere la famiglia separata è la riorganizzazione delle relazioni familiari a livello coniugale e a livello genitoriale.
Per quanto riguarda quest’ultimo punto, sarebbe auspicabile che tra gli ex coniugi si instaurasse un clima di collaborazione e di cooperazione rispetto a tutti i compiti della genitorialità. Ciò è possibile solo se entrambi i coniugi hanno elaborato la perdita dell’altro a seguito della separazione e riconosciuto il proprio contributo al fallimento coniugale. Il principale compito evolutivo che la famiglia separata deve affrontare, infatti, è proprio quello di riuscire a comprendere che gli ex partner anche se non sono più coniugi, continueranno ad essere per sempre genitori. Non sempre questo si verifica poiché spesso tra gli ex partner il dolore relativo alla perdita della relazione coniugale si esprime attraverso la rabbia e l’aggressività, come avviene quando il soggetto si impegna prevalentemente a denigrare e a svalutare l’ex coniuge.
Tutta questa situazione si ripercuote principalmente sulla prole in quanto spesso i figli vengono messi al centro del conflitto subendo dinamiche relazionali disfunzionali e rischiose per il loro sviluppo socio-emotivo. È giusto che i figli non vengano coinvolti nei conflitti e nelle liti tra i genitori, ma al contempo non è corretto lasciarli nel dubbio del silenzio. Bisogna dire ai propri figli ciò che sta accadendo. Ovviamente, le spiegazioni devono essere il più possibile chiare, semplici, concrete e adeguate al livello di sviluppo del bambino. Soprattutto i più piccoli, non hanno bisogno di avere tutti i dettagli tecnici e legali quanto, piuttosto, di essere rasserenati sulle conseguenze pratiche che la separazione porterà nella loro vita quotidiana: dove andranno a vivere, quanto tempo passeranno con ciascuno dei genitori.
Ai bambini va ancora spiegato e dimostrato, con le parole e con i fatti, che quello che sta accadendo non è colpa loro. Il bambino non deve sentirsi responsabile della separazione tra i genitori ma deve continuare a sentire che loro continueranno ad amarlo come prima. Per fare in modo che i bambini vivano, per quanto è possibile, tutti i cambiamenti che la separazione comporta con serenità e tranquillità è necessario che tra gli ex partner si instauri, come sottolineato sopra, una relazione cooperativa e collaborativa mettendo al primo posto le necessità e le esigenze dei più piccoli. Ciò è possibile solo quando gli ex coniugi hanno effettuato una separazione non solo legale ma anche psichica rispetto all’ex partner. In questi casi, la riorganizzazione delle relazioni a seguito della separazione avverrà in maniera meno traumatica e con minori vissuti di perdita, soprattutto per i figli che non devono sentirsi responsabili per nulla al mondo della situazione che la loro famiglia sta vivendo.
Fonte: www.ilmediano.it