Corte di Giustizia UE: risarcito il padre che, vittima degli ostacoli dell’ex coniuge e dei ritardi dei servizi sociali, non riesce a vedere i figli.
I papà divorziati non sono garantiti, dallo Stato italiano, nel loro sacrosanto diritto di vedere i propri figli anche dopo la separazione con l’ex moglie: vittime degli ostacoli frapposti dalle madri, e delle inefficienze dei servizi sociali, si trovano in una posizione di assenza di tutele. A gridarlo a gran voce è niente poco di meno che la Corte Europea dei diritti dell’Uomo (CEDU) che, nella sentenza di ieri [1], ha condannato l’Italia per essere venuta meno all’obbligo di tutelare anche i padri e, anzi, di metterli in una condizione di netta inferiorità. La sentenza ha anche il merito di denunciare apertamente la “fin troppo ampia autonomia” dei servizi sociali, specialmente in una situazione di palese conflitto d’interessi.
I giudici europei rimarcano il fatto che il padre non può essere limitato nel suo rapporto con il figlio, non fosse altro per il fatto che ne verrebbe meno l’interesse di quest’ultimo e la sua sana crescita, che deve essere l’obiettivo primario di un giudice.
Lo Stato italiano – denuncia la CEDU – pur in assenza di collaborazione dei genitori, ha l’onere di attuare rapidamente tutte le misure per favorire il rapporto in parola, creando le condizioni necessarie per l’esercizio del diritto di visita, pesantemente limitato nel caso di specie malgrado il palese conflitto d’interessi e l’inesistenza delle accuse formulate dalla collega della madre e dai servizi sociali.
La vicenda
Dopo la separazione dalla moglie, un uomo, notando evidenti cicatrici sul volto del figlio, accusò la madre di maltrattamenti nei suoi confronti. Ciò gli si ritorse contro perché la donna, che collaborava presso i servizi sociali, riuscì a far accusare il marito di paranoie su un possibile complotto della donna e dei servizi ai suoi danni; così gli fu sostanzialmente revocato il diritto di visita del minore.
La sentenza
La CEDU non può sostituirsi nella valutazione del merito ai giudici nazionali, ciò nonostante non ha potuto fare a meno di notare la loro negligenza nel vagliare il caso stante il denunciato conflitto d’interessi dei servizi sociali e le false accuse della madre, smentite da due perizie di esperti: gli abusi subiti dal bimbo erano reali e non un’ossessiva paranoia per screditare la madre.
[1] CEDU, Sezione Quarta, caso Bondavalli c. Italia, sent. n. 35532/12 del 17.11.2015.
————-