Quanto costa la separazione?
Crisi del matrimonio: quanto devono spendere i coniugi che hanno intenzione di lasciarsi?
Tu e tuo marito avete deciso di separarvi di comune accordo dopo circa otto anni di matrimonio. Le cose tra voi sono peggiorate nell’ultimo periodo, soprattutto a causa del lavoro di lui. Avete provato a ricucire i fili del vostro rapporto, ma non ha funzionato. Pertanto, la decisione più giusta, anche se sofferta, è stata quella di dirvi addio una volta per tutte. La cosa positiva è che avete raggiunto un’intesa su tutto, dal mantenimento all’affidamento dei vostri due figli minori. Ma quanto costa la separazione? Quali sono le conseguenze e le tempistiche per arrivare ad una pronuncia di divorzio? Devi sapere che quando una coppia decide di lasciarsi, può farlo consensualmente o giudizialmente. Se si raggiunge un accordo, allora i tempi e i costi della procedura sono molto più contenuti. Ma procediamo con ordine e cerchiamo di approfondire l’argomento in questo articolo.
Cos’è la separazione?
Prima di affrontare il tema principale, devi sapere che la separazione è un rimedio temporaneo alla crisi coniugale, durante il quale sono sospesi alcuni effetti del matrimonio, come il dovere di coabitazione. Ti faccio un esempio.
Maria e Giancarlo sono in crisi da diversi anni, pertanto decidono di separarsi. All’udienza di comparizione, il giudice stabilisce l’affidamento condiviso del loro figlio di 5 anni e l’obbligo per Giancarlo di versare alla moglie ed al bambino un mantenimento complessivo di 550 euro mensili.
Ebbene, da questo momento in poi, Maria e Giancarlo sono autorizzati a vivere separatamente, quindi in due case diverse, ma sussiste comunque l’obbligo di mantenere, educare ed istruire il figlio minore e di prestare assistenza materiale nei confronti del coniuge economicamente più debole. Per questa ragione, Giancarlo è tenuto a corrispondere un assegno di mantenimento per la moglie e il bimbo.
Quanto costa la separazione?
Il costo della separazione varia a seconda che la stessa sia consensuale o giudiziale. Analizziamo entrambe le ipotesi:
- se i coniugi raggiungono un punto di incontro sugli aspetti personali ed economici del loro matrimonio, come ad esempio l’assegnazione della casa coniugale, il mantenimento e l’affidamento dei figli, ecc., allora si parla di separazione consensuale. In tal caso, è possibile preparare un ricorso congiunto da depositare in tribunale. Se all’udienza di comparizione il tentativo di conciliazione fallisce, il giudice omologa l’accordo qualora ritenga le condizioni stabilite dai coniugi legittime e conformi all’interesse dei figli. In caso contrario, indica le modifiche da apportare. Il decreto di omologazione, una volta emesso, ha efficacia di titolo esecutivo e deve essere annotato in calce all’atto di matrimonio dall’ufficiale di Stato civile. Inoltre, a determinate condizioni, la coppia può scegliere anche di separarsi consensualmente tramite la negoziazione assistita da un avvocato oppure effettuare una dichiarazione in Comune dinanzi al sindaco;
- in presenza di circostanze che rendono la prosecuzione della convivenza intollerabile o pregiudizievole per i figli e i coniugi non riescono a raggiungere un accordo, allora l’unica strada da percorrere è quella della separazione giudiziale. Si tratta di un procedimento molto lungo – promosso anche da uno solo dei coniugi – che si conclude con una sentenza. In pratica, spetterà al giudice decidere ogni aspetto, dal mantenimento al diritto di visita.
Ciò premesso, ti è chiaro che in caso di separazione consensuale la procedura è molto più snella e veloce, di conseguenza il compenso dell’avvocato (che in tal caso può anche essere unico per la coppia) varia dai 700 euro ad un massimo di circa 3.000 euro, a cui si aggiunge il contributo unificato (ossia la tassa per attivare la procedura) pari a 43 euro. Tale importo, tuttavia, lievita notevolmente se si tratta di separazione giudiziale che richiede, invece, molto più tempo e il compenso del legale (uno per coniuge) può anche superare i 5.000 euro a cui si aggiunge sempre un contributo unificato, ma questa volta di 98 euro.
Quali documenti occorrono per separarsi?
Per avviare la separazione, consensuale o giudiziale che sia, occorrono i seguenti documenti:
- estratto dell’atto di matrimonio;
- certificato di residenza e stato di famiglia dei coniugi;
- dichiarazione dei redditi degli ultimi tre anni;
- copia di un documento di identità e del codice fiscale di entrambi i coniugi.
Quali conseguenze comporta la separazione?
A questo punto, vediamo quali sono le conseguenze della separazione dei coniugi. In particolare, con il provvedimento del giudice, i coniugi:
- sono autorizzati a vivere separati ed a frequentare altre persone;
- sono soggetti all’obbligo di assistenza materiale: in altre parole, se ad esempio la moglie non lavora e non ha redditi propri, il marito è tenuto a corrisponderle un assegno di mantenimento;
- devono provvedere entrambi all’educazione, al mantenimento e all’istruzione dei figli in base alle proprie sostanze ed alla capacità di lavoro professionale o casalingo;
- mantengono i reciproci diritti successori, a meno che non sia stata pronunciata la separazione con addebito. In pratica, il coniuge colpevole per la fine del matrimonio non può vantare pretese sul patrimonio dell’altro in caso di morte di quest’ultimo;
- hanno diritto ad una parte della pensione di reversibilità e del trattamento di fine rapporto (Tfr) dell’altro.
Inoltre, con la separazione personale si scioglie la comunione legale dei beni (se la coppia aveva scelto tale regime patrimoniale) e la moglie non può più utilizzare il cognome del marito, a meno che non ci sia un interesse meritevole di tutela in tal senso.
Separazione: dopo quanto tempo si può divorziare?
Infine, va precisato che il divorzio può essere richiesto:
- dopo 6 mesi: se la coppia si è separata consensualmente (cioè di comune accordo);
- 1 anno se i coniugi si sono separati giudizialmente.
Fonte: www.laleggepertutti.it