ROMA – Secondo alcune statistiche Istat nel ’95 si separavano 158 coppie ogni 1.000 abitanti e 80 divorziavano, nel 2010 sono raddoppiati (rispettivamente 307 e 182). Sempre secondo questa statistica la relazione dura in medi 15 anni, ed è sempre in crescita (più le separazione dei divorzi); inoltre aumenta l’età media: 45 per gli uomini e 42 per le donne. Potrebbe sembrare una buona notizia ma se valutiamo anche un altro fattore, è aumentata l’età in cui ci si sposa, l’entusiasmo sfuma.
Buone notizie invece sul fronte della consensualità che per le separazioni è l’85% nel 2010, e il 72,4% per i divorzi. Si va dal giudice nel 14,5% dei casi. I figli assistono in prima persona nel 68,7% delle separazioni e nel 58,5% dei divorzi; circa il 90% di loro sono affidati ad entrambi i genitori.
In merito ai costi (separarsi costa, lo sanno tutti) nel circa il 20% è previsto un assegno di mantenimento (quasi sempre all’ex moglie) di circa 520€ al nord, mentre 447 € nel resto d’Italia.
Come abbiamo citato sopra ci sono circa 55.000 divorzi e 88.000 separazioni. Il costo di un divorzio si aggira intorno ai 25.000 €.
Ma … i danni psicologici?
Una separazione/divorzio crea danni psicologici enormi e molto stressanti al punto di avere ripercussione sulla salute per cause di natura psicosomatica. L’ansia, la depressione, riflessi sull’autostima ed altre anomalie simili sono alla causa di comportamenti auto lesivi (abuso di psicofarmaci, alcol, droghe) e non mancano scelte di vita discutibili che inevitabilmente portano, tra l’altro, ad alterare le sfere relazionali in cui si gravita (lavoro, famiglia, amici, etc). Se poi ci sono figli, un comportamento dei genitori sbagliato, ha effetti che possono, nel momento e nel tempo, risultare disastrosi.
Sposarsi è una scelta di vita importante e cruciale, ma separarsi lo è mille volte di più. Nel primo caso, abbiamo amore e desiderio di unire, nel secondo l’amore è finito e si è dominati dall’esigenza di dividere e di allontanarsi, oppure allontanare. Se poi ci sono i figli, i genitori dovrebbero essere molto responsabili. I figli vanno protetti, tutelati e non, come accade spesso, strumentalizzati. Sono poche le coppie che prima di separarsi decidono di affidarsi ad una consulenza psicologica. La consulenza, potrebbe tradursi in una terapia di coppia, oppure una terapia individuale e, nel caso estremo in una separazione. La consulenza però, fornisce sempre e comunque una maggiore consapevolezza e promuove un comportamento teso al contenimento degli effetti secondari della separazione, in particolare in presenza dei figli.
Se la coppia è in crisi, c’è un evidente conflitto tra i due. Se si va dal giudice, il conflitto diviene ricorsivo e quindi insanabile. Non è quindi lontano dal vero sostenere la tesi che laddove la terapia unisce (o almeno ci prova) il diritto separa ancora di più, oserei dire in modo irreversibile.
Negli USA, esiste una figura a sostegno delle coppie in crisi, uno psicologo con il ruolo di Divorcer Planner. In Italia invece, le persone che sentono che non ci siano più i presupposti di una convivenza e decidono la separazione, rimangono soli con il proprio dolore e con i problemi. In questa desolazione affrontano il percorso cercando di districarsi tra le proprie inquietudini e il freddo linguaggio burocratico e legale. In questi casi lo sconforto può risultare esasperante e spesso porta alle sintomatologie di cui dicevo sopra. Ecco che il ruolo dello psicologo potrebbe adeguatamente sopperire e supportare in questo momento decisivo della propria vita lasciando intravedere prospettive più rasserenanti e indicando un cammino che offra un maggiore equilibrio.
Fonte: www.dazebaonews.it