Su 90 mila separazioni giudiziarie concesse nel 2012 in Italia, Napoli e la Campania sono ferme a 7.900. Saldi vincoli coniugali? Tutt’altro
di CRISTINA ZAGARIA
Non ci sono i soldi per mantenere due case e due famiglie. Non ci sono i soldi per dire basta, non ti amo più. Anche tra le mura domestiche, dove si dovrebbe essere più al sicuro, comanda la crisi. E così anche quando l’amore finisce, la famiglia rimane unita perché non può permettersi una separazione. Il divorzio diventa un lusso per pochi. E i separati i “nuovi poveri”. E ad accettare le conseguenze di questa “nuova povertà” sono soprattutto le donne. Vittime della disoccupazione e della mancanza di indipendenza economica.
Meno divorzi al Sud, ma non perché l’amore tra le coppie del Mezzogiorno sia più cementato che altrove, ma per ben più banali e materiali ragioni di convenienza.
L’analisi sulle coppie che non scoppiano è emersa dal convegno “Dalle famiglia alle famiglie”, tenutosi al Maschio Angioino di Napoli e organizzato dal gruppo di lavoro della psicoterapeuta Roberta De Martino, giudice onorario presso il Tribunale dei Minorenni di Napoli. Una giornata di studio per riflettere sull’importanza della mediazione familiare e un’occasione di confronto per capire anche che se al Sud ci si separa di meno non è solo questione di amore, ma anche di convenienza.
Su 90 mila separazioni giudiziarie concesse nel 2012 in Italia, Napoli e la Campania sono ferme a 7.900. Saldi vincoli coniugali? Tutt’altro.
“La crisi economica ha inciso molto sul reddito dei separati che sono da considerare, ormai i nuovi poveri – afferma Valentina Di Giovanni, presidente dell’Ami, associazione avvocati matrimonialisti italiani – Al Sud si resta sotto lo stesso tetto perché costa meno, anche se non si va più d’accordo – continua la Di Giovanni – la disoccupazione femminile è ancora altissima e il reddito del partner spesso l’unica fonte di sostentamento”.
“Separarsi significa mantenere due case, pagare due condomini, raddoppiare le bollette” le fa eco Roberta De Martino. Al Sud le separazioni vanno affrontate in modo diverso e anche con tariffe differenti.
“Applichiamo già un tariffario calmierato – ricorda l’avvocato De Giovanni – e poi ricordiamo che a certe condizioni di reddito si ha accesso al gratuito patrocinio a spese dello Stato”. Mettere fine alla litigiosità coniugale, dunque, costa. “La mediazione è fondamentale per abbassare il conflitto soprattutto nell’interesse dei figli” sottolinea l’avvocato Cecilia Gargiulo vice coordinatore del comitato Diritto dei minori.
E dal convegno “Dalle famiglia alle famiglie”, esce anche una proposta: “Offrire alle coppie in crisi, tra la richiesta di separazione e la prima udienza presidenziale, quattro incontri di mediazione familiare a 250 euro per cercare di appianare i conflitti, soprattutto nell’interesse dei figli, alla luce della nuova normativa (legge 219 del 2012) che sposta la competenza in materia di separazione e regolamentazione dei rapporti con i figli nelle coppie di fatto dal Tribunale per i minorenni a quello ordinario.
Al convegno hanno partecipato anche i magistrati Maurizio Barruffo (Tribunaledei Minori di Napoli), Umberto Antico (I sezione civile Tribunale ordinario di Napoli) e lo psicoterapeuta Antonio Pitoni, operatore nei centri per le famiglie.
Fonte: napoli.repubblica.it