Rottamare le liti fiscali, così come accade per le cartelle esattoriali. E’ questa l’idea del Governo per ridurre la montagna di procedimenti aperti nei Tribunali e per fare cassa in vista della manovra correttiva chiesta all’UE da Bruxelles. Non solo: l’ipotesi è anche di allargare la platea delle liti oggetto di mediazione e creare una sorta di sezione dedicata in Cassazione dove le liti con il Fisco hanno raggiunto il 47% del totale.
Sarebbe questo il progetto del Governo illustrato dal viceministro all’Economia Luigi Casero nel corso dell’apertura dell’anno giudiziario tributario 2017 durante la quale sono stati illustrati i numeri dei procedimenti che i cittadini italiani avviano contro il Fisco. Una montagna di oltre 450mila liti aperti per un valore complessivo di oltre 32 miliardi di euro. Convincere i contribuenti a rinunciare ad andare in giudizio trovando un “compromesso” tra le richieste del Fisco e le proprie ragioni potrebbe essere un modo per recuperare subito parte di quel malloppo e alleggerire il carico sui Tribunali.
Il gettito però sarebbe una tantum e difficilmente calcolabile, proprio la tipologia di misure che non piacciono all’Europa. La Commissione ha chiesto al Governo italiano di aggiustare il bilancio trovando circa 3,4 miliardi, attuando misure “in modo credibile”. E difficilmente una misura spot di questo genere potrò essere considerata tale. Ma vediamo in cosa consiste il progetto del Governo.
Rottamazione liti fiscali come Equitalia
Con il decreto fiscale collegato alla legge di Bilancio 2017 i contribuenti hanno la possibilità di “rottamare le cartelle di Equitalia” ovvero di definire in via agevolata i ruoli affidati agli agenti della riscossione entro il 31 dicembre 2016. Aderendo alla rottamazione il contribuente deve pagare tutte le somme maturate a favore di Equitalia (capitale e interessi, aggio e rimborso delle spese per le procedure esecutive), ma non dovrà pagare sanzioni, interessi di mora, sanzioni e somme aggiuntive dovute sui contributi previdenziali.
Ecco il Governo sta pensando di adattare questa formula alle liti tributarie. L’idea sarebbe di utilizzare i principi della rottamazione delle cartelle esattoriali sulle liti giudiziarie pendenti in tutti i gradi di giudizio; e in particolare per la Cassazione il Governo sta valutando l’istituzione di una sezione tributaria bis.
Al momento i processi pendenti sono in totale 468.839 (318.192 nel grado provinciale e 150.647 in quello regionale). In pratica gli italiani hanno aperto liti contro il Fisco italiano per 32 miliardi, cifra in leggero calo rispetto ai 34 miliardi del 2015. In aumento invece, il valore medio dei giudizi, a 112.363 euro per quelli delle corti provinciali e a 194.104 euro per quelle regionali.
L’idea deve ancora prendere forma, ma probabilmente si baserà sul principio del “pochi ma subito”, al contribuente sarà applicato uno sconto sul dovuto, ma dovrà abbandonare la lite e pagare in tempi brevi.
Come “alleggerire” i Tribunali
La rottamazione delle liti giudiziarie avrebbe lo scopo di fare cassa, recuperando anche solo una parte, ma in tempi ridotti di quei 32 miliardi di euro in sospeso. Ma per alleggerire il carico delle liti fiscali che pesa sui tribunali il Governo ha un progetto più ampio e organico, una vera e propria riforma.
La prima ipotesi è il potenziamento dell’istituto della mediazione alzando il limite di valore delle liti dai 20mila euro attuali a 50mila euro. Inoltre, ha spiegato Casero di fronte ai giudici della Cassazione, la riforma potrebbe prevedere commissioni tributarie formate “da due giudici togati e uno laico, per dare maggiore potenzialità di efficacia ed efficienza alla giustizia tributaria”.
Insomma, queste sono le idee presentate da Casero, ma per i dettagli sarà necessario aspettare la presentazione di una riforma.
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Fonte: it.ibtimes.com