di ROBERTO PETRINI
Sotto il tetto dei duemila euro non scatterà subito la riscossione
LO SPETTRO che negli ultimi difficili anni della crisi e delle tasse ha turbato i sogni dei contribuenti cambierà volto e, forse, anche nome. La vicenda di Equitalia spa, nata nel 2005 dalle ceneri della galassia degli esattori privati e affidata al controllo dell’Agenzia delle Entrate, potrebbe arrivare al capolinea in tempi stretti. Dopo il flop della proposta grillina, bocciata nei giorni scorsi dalla Camera, si accelera: lo strumento è nelle mani del governo ed è previsto dall’articolo 10 della delega fiscale già attuata per semplificazione fiscale e catasto.
Dopo la riforma della tassazione dei tabacchi, anch’essa prevista dalla delega, attesa a giorni, potrebbe essere l’agosto di lavoro di Renzi a tenere a battesimo la riforma dell’esattore pubblico meno amato dagli italiani. In contemporanea il governo lavora anche al piano contro l’evasione fiscale: l’obiettivo è quello della tracciabilità dei pagamenti e nel mirino saranno in particolare i grandi evasori.
Il primo punto dell’operazione-Equitalia, espressamente previsto dalla legge delega sulla riforma fiscale, riguarda i contribuenti che non avranno più a che fare con cartelle da brivido e vessazioni: l’istituto della riscossione coattiva delle somme iscritte a ruolo, cioè il meccanismo che permette allo Stato di incassare un credito e che ha dato vita in passato ad una lunga sequela di lamentale e drammi per ganasce e pignoramenti, sarà rivoluzionato.
Nascerà un «mini-ruolo» destinato alle piccole somme, fino a 1.000-2.000 euro, sul quale l’approccio del nuovo esattore nazionale sarà soft e la temuta cartella non arriverà come è avvenuto fino ad oggi. Invece di passare subito alle maniere forti, lo Stato opererà un po’ come fanno i gestori dei telefonini e di altri servizi con i clienti morosi: un call center solleciterà il pagamento verbalmente, poi si passerà ad inviti bonari e solo in caso di necessità partirà la cartella e scatteranno le procedure esecutive della riscossione. Più tempo, meno ansia e forse migliori rapporti tra contribuenti e fisco.
Del resto durante il 2013 alcune delle armi più affilate di Equitalia sono state già spuntate, tant’è che la stessa Corte di Conti ha segnalato come conseguenza una riduzione delle somme riscosse negli ultimi due anni. Tuttavia le misure di ammorbidimento sono state ritenute necessarie anche per il disagio che si è manifestato durante il periodo più violento della crisi: l’ampliamento dei tempi di rateizzazione fino a dieci anni, l’esclusione del “sequestro” della prima casa, la limitata pignorabilità di pensioni, stipendi e beni strumentali d’impresa.
L’altra questione cruciale sulla quale si incentra il piano – in via di scrittura – è la trasformazione della governance della Nuova Equitalia, o “Agenzia per la Riscossione”. Attualmente è una spa, controllata al 51 per cento dall’Agenzia delle entrate e per il restante 49 per cento dall’Inps. Questo assetto crea due problemi.
Il primo riguarda una sorta di conflitto di interessi tra l’ente che va a caccia di evasori, fa l’accertamento e lo iscrive nell’elenco-ruolo dei debitori, ovvero l’Agenzia, e l’ente che invece ha il compito di riscuotere il credito, cioè Equitalia. I due enti lavorarono fianco a fianco, stanza a stanza, e quando il contribuente si accorge che nell’accertamento c’è stato un errore, l’Agenzia per non scontentare l’esattore a caccia di denari potrebbe essere tentata di non riconoscerlo. Ecco perché la proposta di M5S è stata oggetto di critiche in Parlamento: accorpare le due funzioni in uno stesso mega ente avrebbe accentuato questo fenomeno. Tanto è vero che all’estero, in quei paesi come la Francia dove accertatore ed esattore sono un’unica entità, il compito di bloccare eventuali interventi coattivi, dai fermi amministrativi ai pignoramenti, è demandato ad un terzo, cioè alla magistratura ordinaria.
Il piano cui sta pensando il governo cambia registro e prevede lo scorporo di Equitalia dal controllo dell’Agenzia: il Nuovo Esattore verrebbe trasformato in una agenzia autonoma ed indipendente e verrebbe reciso qualsiasi conflitto d’interessi. E la partita che si gioca non è di poco conto: attualmente i ruoli, ovvero i crediti, in carico di Equitalia ammontano alla stratosferica cifra di 615 miliardi, anche se la somma comprende ormai una grande massa di crediti inesigibili.
Senza contare che l’abbandono della forma societaria cambierebbe anche la filosofia aziendale della Nuova Equitalia: non più quella privatistica tentata dai risultati, ma una dimensione più adatta alla missione di servizio pubblico. Cambierebbe anche il contratto di lavoro degli 8 mila dipendenti: oggi, in eredità delle vecchie gestioni, è quello dei bancari mentre con la riforma si rientrerà nell’alveo dei dipendenti pubblici delle agenzie.
La terza partita sulla riforma del grande esattore pubblico si gioca sulla riscossione degli enti locali, forse il vero punto debole del sistema Equitalia. Le somme iscritte a ruolo dai Comuni sono piccole, la media è 330 euro, e spesso è difficile incrociare le banche dati e compiere le normali verifiche. L’idea è dunque quella di scorporare dalla nuova Agenzia per la Riscossione una divisione enti locali specializzata nel recupero-crediti sul territorio.
Fonte: m.repubblica.it