Nelle scorse settimane sono stati diffusi i dati dell’indagine che Immobiliare.it ha commissionato all’istituto di ricerca Demoskopeaper fare luce sul complicato mondo dei divorzi e delle loro conseguenze. Secondo i dati elaborati da Demoskopea, la casa è uno degli argomenti più importanti quando si va ad analizzare l’economia delle separazioni e sono più di 600.000 i divorziati o separati italiani che continuano a pagare le rate del mutuo della loro dimora coniugale.
Sempre secondo quanto è emerso dalle interviste realizzate da Demoskopea su un campione rappresentativo dei 2.700.000 divorziati o separati italiani, servono circa 5 anni per dirimere la questione della proprietà dell’immobile che, nella maggior parte dei casi, dopo quel periodo passa interamente a uno dei due ex coniugi o viene venduto a terzi.
Nel caso in cui il passaggio di proprietà avvenisse fra le parti contestualmente alla separazione o al divorzio,nessuna imposta di registro era dovuta, eppure qualcosa sembrava dover cambiare, aggiungendo ulteriori oneri a quelli già legati ad un divorzio. Secondo quanto stabilito dalla legge 128/2014, si legge su IlGhirlandaio.com, tutte le agevolazioni ed esenzioni fiscali legate ai passaggi di proprietà degli immobili erano state soppresse; pareva quindi essere inclusa in questa cancellazione anche la situazione regolamentata dall’articolo numero 19 della legge 74/87 che parlava proprio dell’esenzione per atti e documenti legati alle separazioni.
A fare chiarezza è arrivata unacircolare dell’Agenzia delle Entrate con la quale ha stabilito che i trasferimenti immobiliari che avvengono all’interno di una sentenza di separazione o di divorzio continuano a rimanere esenti dalla tassazione e, per essi, non è dovuta allo Stato alcuna imposta di registro.
di Andrea Polo
Fonte: news.immobiliare.it