di Chiara Ludovisi
Questa e altre proposte saranno presentate dal Tavolo nazionale Affido, nell’anniversario della legge 184 del 1983, per compiere quel “cambio di passo” necessario nella tutela dei minori. “Crescere in famiglia è un diritto da quasi 40 anni, ma deve ancora diventare esigibile e reale”
Istituire la Giornata nazionale dell’affido familiare, per rendere “esigibile” un diritto riconosciuto da quasi 40 anni, ma ancora parzialmente realizzato: il diritto del bambino “temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo” di essere “affidato ad un altra famiglia, […] in grado di assicurargli il mantenimento, l’educazione, l’istruzione”. E’ il diritto a una famiglia affidataria, previsto dalla legge 184, approvata il 4 maggio 1983, a cui sarà dedicato il convegno promosso dal Tavolo nazionale Affidi, proprio nel giorno dell’anniversario di quella norma. “Verso la Giornata Nazionale dell’affido” è il titolo dell’incontro, con cui il gruppo di associazioni che compongono il Tavolo vuole esprimere le proprie preoccupazioni verso il clima di diffidenza e di discredito sull’intero sistema dell’accoglienza e sull’affidamento familiare, dovuto alla campagna mediatica sviluppatasi in questi ultimi due anni. Alle difficoltà dovute a questa inadeguata cultura del diritto all’affidamento familiare, “purtroppo si è aggiunto il periodo di pandemia – osservano le associazioni – che ha ‘dimenticato’ i bambini in affido”.
Di qui, la necessità, per il Tavolo, di un momento d’incontro, confronto e riflessione, cui parteciperà, tra gl altri, la ministra Bonetti. Un momento “non celebrativo – spiegano i promotori – ma di riconoscimento del valore dell’accoglienza svolto da migliaia di famiglie italiane, che faccia da complemento ad un’azione continua di promozione e di attuazione dei principi contenuti nella legge 184/83 e nelle successive modifiche che l’hanno completata”.
Per fotografare la situazione ed evidenziarne le criticità, il Tavolo fa riferimento al rapporto finale pubblicato nel marzo 2020 dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali circa gli affidamenti familiari e i collocamenti in strutture residenziali, che contiene però dati fermi al 31 dicembre 2017.
I dati, prima delle “crisi” di Bibbiano e della pandemia
“Questi dati fotografano una situazione lontana nel tempo – precisano le associazioni- Dal 2018 ad oggi sono successi gravi fatti, come le vicende di Bibbiano e la pandemia non ancora superata. Dal giugno 2019, con la pubblicazione sui media e sui social delle notizie sui gravi fatti di Bibbiano, l’istituto dell’affido familiare è stato attaccato e strumentalizzato sia a livello mediatico che politico – riferisce il Tavolo – Atteggiamenti di sospetto nei confronti di operatori sociali, di giudici minorili e addirittura degli stessi affidatari, hanno gettato ombre sull’impegno di centinaia di famiglie affidatarie. Questo clima ha probabilmente frenato il desiderio di accoglienza di molte famiglie come, nei mesi successivi alle vicende, è risultato evidente dalla contrazione di richieste di informazione sull’affidamento famigliare registrata presso le nostre associazioni”.
A mettere ulteriormente in crisi il sistema degli affidi, è arrivata poi la pandemia che, “con la sospensione o comunque la limitazione ai casi di estrema necessità degli interventi dei Servizi tutela minori e della magistratura, ha peggiorato le condizioni dei minori e delle famiglie vulnerabili. Va anche considerato che gli interventi da remoto determinati dal distanziamento sociale, non si sono dimostrati efficaci come sarebbe stato necessario – riferisce il Tavolo – Nel complesso quindi, è possibile che i dati riferiti alla fine del 2017 non rappresentino adeguatamente l’attuale situazione, che riteniamo peggiorata rispetto a quasi tre anni fa”.
Fatta questa necessaria premessa, ecco alcuni dei dati più significativi del rapporto. In generale, al 31 dicembre 2017 erano 14.219 i bambini e i ragazzi in affidamento familiare consensuale o giudiziario (ovvero quelli che vivono con gli affidatari per almeno cinque notti a settimana, escluso i periodi di interruzione previsti nel progetto di affidamento disposto dai servizi sociali). Da questi sono esclusi i minori stranieri non accompagnati, che, per la loro specifica condizione, non sono assimilabili agli altri minori. Nel dettaglio, i minorenni affidati a parenti rappresentavano il 48% (pari a 6.825), quelli affidati a terzi il 52% (cioè 7.394), quelli in struttura residenziale 12.892. “Ne consegue che i minorenni collocati all’esterno della cerchia familiare e parentale in Italia al 2017 erano 20.286, di cui solo il 36% in affidamento e il restante 64% in comunità residenziali – osservano le associazioni – Riteniamo che questo dato debba far riflettere, sulla necessità di investire ulteriormente e con maggiori risorse sull’affidamento familiare per garantire a ogni bambino e ragazzo il diritto a crescere in una famiglia, qualora non sia possibile nella propria”.
I minori con disabilità rappresentano l’8,3% dei minori affidati (il 5% di quelli nei servizi residenziali). Tre affidamenti su quattro sono di natura giudiziale (75,1% ), il 22,3% consensuale. Il 4,3% dei minori affidati è stato dichiarato adottabile nel corso del 2017 ( il 2% per quelli inseriti nelle strutture).
Per quanto riguarda i contatti degli affidati con i componenti della propria famiglia, questi vengono mantenuti per il 51,6% con la madre, per il 36,4% con il padre, per il 45,1% con i fratelli, per il 53,6% con parenti entro il quarto grado e per il 90,3% con altri adulti di riferimento. Non ricevevano mai visite dalla madre il 44% dei minori affidati, dal padre il 55%, dai fratelli il 48%, da parenti entro il quarto grado il 53% e da altri adulti di riferimento l’83 %. Per quanto riguarda gli eventuali rientri in famiglia nel corso dell’affidamento, per il 64% dei minori non è previsto alcun rientro in famiglia.
Il nodo dei bambini 0-2 anni in struttura
Particolare attenzione sarà dedicata alla questione degli affidi dei bambini piccolissimi. a partire dai dati preoccupanti sui minori 0/2 anni collocati in strutture. In base infatti ai dati del ministero, “preoccupa il 5,9% di bambini tra gli 0 e i 2 anni in struttura, nonostante siano ampiamente dimostrate sul piano scientifico le conseguenze negative della deprivazione di cure familiari nei primissimi anni di vita. Si tratta di 761 bambini 0-2 anni, pari al 56% del totale degli 0-2 collocati al di fuori della loro famiglia (che, in totale, sono 1358)”.
Le 7 proposte
Il Tavolo nazionale avanza quindi alcune proposte per affrontare questo e altri nodi critici del sistema di affidi. Primo, promuovere un sistema di raccolta dati che consenta di avere in tempi più rapidi lo stato della situazione per quanto riguarda i minorenni fuori dalla famiglia di origine; secondo, “inserire in modo sistematico e approfondito nelle rilevazioni i dati circa le ragioni che portano all’allontanamento. In particolare, la pandemia di Covid-19 è probabile stia modificando le cause di sofferenza delle famiglie e quindi di possibili allontanamenti”. Terzo, “promuovere l’uso di tutte le forme di affido con l’implementazione delle Linee di indirizzo del ministero del Lavoro e delle politiche sociali sull’affidamento familiare e sugli interventi a sostegno delle famiglie fragili, approvate dalla Commissione Stato Regione”. Quarto, “richiamare le competenze istituzionali, evidenziandone anche limiti e inadempienze, nonché buone prassi”. Quinto, “prospettare un cambiamento di rotta: dagli affidamenti ‘tardo-riparativi’ agli affidamenti ‘preventivi’, realizzati d’intesa con la famiglia d’origine. Sesto, “privilegiare gli affidamenti dei bambini più piccoli evitando l’inserimento in strutture di accoglienza di bambini sotto i 6 anni”. Infine, “valorizzare le migliaia di esperienze finora realizzate, dando voce agli affidati già maggiorenni, oltre agli affidatari e, per quanto possibile, alle famiglie d’origine”.
Il convegno sarà trasmesso in diretta Facebook e su Youtube.“Verso la Giornata Nazionale dell’Affido”
Fonte: difesapopolo.it