Novità in arrivo nella gestione dei rapporti, ultimamente invero abbastanza tesi, tra il Fisco e i cittadini. O per essere più precisi, tra l’agente di riscossione per conto del fisco e per molti altri Enti (regioni, comuni; INPS) cioè Equitalia S.p.A. e i cittadini. Si assiste ormai da qualche tempo ad una nuova tendenza da parte del Governo, iniziata già nel 2012 con il cosiddetto “Decreto Fare” convertito in legge con la Legge 98/2013. Lo scopo dichiarato, anche in seguito a numerosi fatti di cronaca che hanno visto coinvolto l’Agente di riscossione, è quello di far percepire l’Agenzia delle Entrate e di conseguenza anche Equitalia S.P.A., non più come un mostro senza testa minaccioso ed aggressivo, ma piuttosto come un soggetto in grado di aiutare il cittadino che cade in errore (occorre ricordare che non sempre l’evasione è dolosa) a rimediare senza incorrere in sanzioni eccessive ed azioni esecutive oltremodo aggressive.
Vediamo alcuni dei punti salienti delle utima riforma. Il Governo ha annunciato che, con la nuova legge di Stabilità, verranno riaperti i termini per chi è decaduto entro il 30 ottobre scorso dalla rateizzazione delle cartelle esattoriali di Equitalia. Per ottenere un nuovo piano di rateazione in 72 mesi bisognerà presentare domanda entro il 30 giugno 2015.
La novità più interessante, invece, riguarda tutti i crediti che, sino ad oggi, l’Agente della riscossione non è riuscito a riscuotere e che costituiscono una massa critica di 545 miliardi mai incassati dai contribuenti. Equitalia è ora tenuta a una verifica di tali arretrati, ma la mole di lavoro è tale da minacciare la paralisi di tutti gli uffici.
Per evitare ciò, si vorrebbe scadenzare i tempi di lavoro. Secondo un’idea contenuta in un emendamento alla legge di Stabilità di prossima approvazione si potrebbe invertire il calendario, avviando prima il procedimento per le cartelle più recenti, e poi procedendo a ritroso con quelle più antiche. Entro il 2017, dunque, verrebbero gestite le cartelle inviate nel 2014 e poi, ogni dodici mesi, si arretrerà di un anno. In questo modo, per esempio, le cartelle del 2013 sarebbero affrontate nel 2018, quelle del 2012 nel 2019 e così via, fino a chiudere nel 2031 le partite risalenti al 2000.
Non tutte le cartelle arretrate, però, saranno passate al setaccio. Nel rispetto, infatti, del principio di “economicità dell’azione amministrativa”, gli enti creditori (per es. Inps, Agenzia delle Entrate, ecc.) si limiteranno a effettuare verifiche a campione, in genere sul 5% delle vecchie cartelle, concentrandosi principalmente su quelle più pesanti (si stima che l’80% delle mancate riscossioni fino al 2012 si riferisce a contribuenti che hanno un debito col Fisco di oltre 500mila euro a testa).
Effettuata quindi la verifica della inesigibilità delle cartelle vecchie, ci sarà la definitiva “rinuncia alla pratica” da parte di Equitalia che “restituirà” il credito all’ente titolare. E, probabilmente, il contribuente che chiederà un estratto di ruolo, circa la propria posizione, presso l’ufficio dell’Agente per la riscossione troverà una bella sorpresa: la “fedina fiscale” immacolata.
Avv. Federico Vaccaro