di Manuela Monteleone
Lo scorso 29 maggio la Camera ha approvato la legge sul divorzio breve redatta daAlessandra Moretti (PD) e Luca D’Alessandro (FI) con 381 sì, 30 no e 14 astenuti.
A distanza di quarant’anni dall’introduzione della legge sul divorzio in Italia, entra ora in vigore una sua modifica riguardante le condizioni per la domanda di interruzione del rapporto matrimoniale.
Da 3 anni a 12 mesi è la riduzione della durata del periodo di separazione ininterrotta dei coniugi che legittima la domanda di divorzio, nel caso di separazione giudiziale; di sei mesi il periodo di separazione ininterrotta dei coniugi che permette la proposizione della domanda di divorzio nel caso in cui la separazione sia consensuale.
Il secondo cambiamento riguarda anche la tempistica della divisione dei beni: la comunione del patrimonio familiare si scioglie solo con il passaggio in giudicato della sentenza di separazione o con l’omologazione del verbale di separazione quando la causa è consensuale.
In sintesi, meno burocrazia.
Ma adesso il dibattito riguarda la questione: l’attuazione di tali misure può aumentare le probabilità che crescano le domande di divorzio o al contrario ci saranno più novelli sposi?
A questo proposito D’Alessandro ha dichiarato che questa legge è una scelta di laicità senza estremismi ed è a favore del matrimonio perché non alimenta la paura dell’odissea giudiziaria cui bisogna sottoporsi se le cose finiscono male. L’attuazione è immediata quindi varebbe anche per i processi in corso.
E come è giusto che sia, differenti opinioni scatenano le reazioni più disparate, solo che quando si è in tema di diritti civili conta, e non poco, il paragone con gli altri Stati membri dell’Unione Europea.
Per cui, mentre da un lato assistiamo a un’Italia che assume un volto sempre più laico e più al passo con i tempi, dall’altro vige una posizione opposta come quella di Eugenia Roccella del Nuovo CentroDestra la quale afferma: «Se fosse vero, come è stato detto, che il problema sono i tempi della giustizia, mi chiedo perché, invece di affrontare il nodo vero, cioè la riforma della giustizia civile, interveniamo sul matrimonio. La verità è che si tratta di una legge ideologica che vuole indebolire il matrimonio, rendendolo sempre più simile a un semplice patto di convivenza››.
Insomma, agli italiani serviranno solo 12 mesi per lasciare la loro vecchia metà.
Fonte: www.cronopolitica.it